Shadowhunters. Città di ossa by Cassandra Clare

Shadowhunters. Città di ossa by Cassandra Clare

autore:Cassandra Clare [Clare, Cassandra]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantasy
ISBN: 9788804568742
Google: mB3ZGAAACAAJ
editore: Mondadori
pubblicato: 2007-09-14T22:00:00+00:00


capitolo 14

L'HOTEL DUMORT

Di notte la chiesa di Diamond Street aveva un aspetto lugubre. Le sue finestre ad arco gotiche riflettevano la luce della luna come specchi d'argento. L'edificio era circondato da una balaustra di ferro battuto dipinta di nero opaco. Clary provò ad aprire il cancello principale, ma era chiuso con un lucchetto massiccio. «È chiuso a chiave» disse guardando Jace.

Il ragazzo brandì il suo stilo. «Ci penso io.»

Clary lo guardò trafficare con il lucchetto, osservò la curva asciutta della sua schiena, i rigonfiamenti dei muscoli sotto le maniche corte della maglietta. La luce della luna gli schiariva i capelli, conferendo loro una tonalità più argentata che dorata.

Il lucchetto cadde a terra con un rumore secco, ridotto a un ammasso contorto di metallo. Jace sembrava soddisfatto di sé. «Come al solito» disse. «Sono incredibilmente bravo in queste cose.»

Clary provò un improvviso senso di fastidio. «Quando la parte autocelebrativa della serata sarà finita...»

«La parte autocelebrativa della serata non finisce mai.»

«... magari potremo tornare a salvare il mio migliore amico dalla morte per dissanguamento?»

«Dissanguamento» ripeté Jace colpito. «Che parolona...»

«E tu sei un gran...»

«Ehi» la interruppe lui. «Non si dicono parolacce in chiesa.»

«Non siamo ancora in chiesa» borbottò Clary seguendolo lungo il viottolo che conduceva al portale. L'arco di pietra sopra le porte era magnificamente scolpito e sulla sua sommità era posto un angelo che guardava verso il basso. Guglie puntutissime si stagliavano nere contro il cielo notturno e Clary si rese conto che quella era la chiesa che aveva intravisto qualche ora prima da McCarren Park. Si morse un labbro. «Forzare la porta di una chiesa non mi sembra il massimo della legalità.»

Il profilo di Jace era sereno alla luce della luna. «Infatti non lo faremo» disse infilandosi in tasca lo stilo. Appoggiò una mano scura e affusolata, segnata ovunque da delicate cicatrici bianche che creavano una specie di velo di pizzo, contro il legno della porta, poco sopra la serratura. «In nome del Conclave» disse «io chiedo di avere accesso a questo luogo sacro. In nome della Battagliachenonhamaifine, io chiedo di poter usare le tue armi. E in nome dell'angelo Raziel, chiedo la tua benedizione sulla mia missione contro le tenebre.»

Clary lo fissò. Jace non si mosse, nemmeno quando la brezza notturna gli soffiò i capelli negli occhi. Sbatté le palpebre, e Clary stava per dire qualcosa, quando la porta si aprì con un clic e un cigolio dei cardini. Si spalancò dolcemente di fronte a loro, aprendosi su uno spazio deserto, fresco e buio, illuminato da punti di fuoco.

Jace fece un passo indietro. «Dopo di te.»

Quando Clary entrò nella chiesa, fu avvolta da un'ondata di aria fresca e dall'odore di pietra e cera di candele. Le file poco illuminate di panche arrivavano fino all'altare, e contro la parete opposta una montagna di candele splendeva come un letto di lucciole. Clary si rese conto che, a parte l'Istituto, che in effetti non contava, non era mai stata in una chiesa prima d'allora. Aveva visto l'interno delle chiese nelle fotografie e nei film e nei cartoni animati giapponesi alla televisione, dove comparivano spesso.



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